Quando è asciutta diventa rigida e quando è sottoposta a un intenso riscaldamento, subisce una trasformazione irreversibile diventando permanentemente solida e compatta. Queste proprietà rendono l'argilla uno dei materiali più economici e largamente usati nella produzione ceramica fin dall'antichità . Ne esistono di vari tipi, per usi diversi che vanno dalla produzione artigianale a quella industriale.
L'argilla deve essere ben impastata prima della modellazione in modo da eliminare tutti gli eventuali vuoti d'aria e renderla compatta; generalmente l'argilla acquistata pronta per l'uso ha subito questo trattamento di pressurizzazione con appositi macchinari. Inoltre bisogna usare piccoli accorgimenti e cura nella lavorazione, non manipolarla eccessivamente per evitare di sfaldare la sua struttura in modo che non si formino crepe e rotture durante le fa
si di essiccazione e cottura.
Una volta creato, un manufatto va lasciato riposare all'aria. Durante l'essiccazione l'oggetto subisce una riduzione di volume che varia a secondo della qualità di argilla utizzata: le particelle d'acqua evaporano, lasciando così degli spazi vuoti, le altre molecole, quindi, slittano avvicinandosi, coprendo quasi tutto lo spazio lasciato dall'acqua. I vuoti che rimangono una volta avvenuta l'essiccazione danno luogo alla porosità dell'oggetto.
Una volta essiccato il manufatto, lo si cuoce, in forni speciali che raggiungono temperature molto elevate; con la cottura l'oggetto si riduce ulteriormente e diviene più leggero e resistente. Esistono diversi e numerosi modi di cuocere l'argilla, ma in ogni caso il calore deve aumentare gradualmente e la cottura è un processo che necessita di molte ore. A 200°C avviene la prima eliminazione dell'acqua residua dell'impasto e dell'acqua contenuta fra gli interstrati; tra i 300°C e i 600°C circa l'oggetto subisce la
combustione delle materie organiche e viene liberata l'acqua "chimicamente combinata; A 800°C avviene la decomposizione dei carbonati di calcio: oltre i 1000°C temperature che generalmente vengono raggiunte per la cottura del gres o del caolino cominciano a fondere i feldspati dando luogo a una vetrificazione tipica delle due qualità di argille soprannominate. Il raffreddamento del forno deve essere raggiunto gradualmente; il momento più critico e quando la temperatura passa dai 650°C ai 500°C dove avviene il processo di riconversione del quarzo, minerale presente i tutti i tipi di argilla. Dopo la cottura l'oggetto ha subito un'ulteriore riduzione di volume che varia a secondo della qualità di argilla utilizzata e del tipo di forno in cui è stato cotto.
Nel mondo artigianale viene usata nelle tecniche del colombino, tornio, colaggio, pressatura meccanica o manuale, trafila, modena.
Le prime testimonianze di utilizzo di questo materiale da parte dell'uomo per creare manufatti risalgono al periodo neolitico, quando i primi oggetti di argilla (ciotole, vasi, ecc.) venivano cotti direttamente sul fuoco. Vari popoli, tra i quali si annoverano gli antichi Egizi, i Persiani e i Cinesi con le loro porcellane e i celadon, hanno utilizzato l'argilla per la produzione di manufatti. In Italia, diverse località hanno o hanno avuto il toponimo Figline, che indica un luogo di lavorazione dell'argilla: tra cui l'attuale Figline Valdarno e Forlì, detta Figline in alcuni secoli del Medio Evo.
Già nell'antichità gli uomini avevano imparato ad aggiungere una polvere silicea al prodotto argilloso prima di effettuare un
a seconda cottura, allo scopo di migliorarne l'aspetto e la robustezza. Per ottenere questi capolavori è stato necessario provare a variare sia la potenza del fuoco sia l'atmosfera in cui si realizzava la cottura. L'argilla, attualmente, oltre che nella ceramica, è usata anche in molti processi industriali, come nell'industria della carta, nella produzione di cemento, laterizi e filtri chimici.